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Yodel-Ay-Ee-Oooo. Zitti tutti, ora cantano le ovaie

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03.05.2025

«Noi non siamo dolci, piccole e indifese!». Quando cantano le “ovaie” (sic), così si definiscono le componenti dell’“Eco dell’ovaio” (ri-sic), le canzoni non finiscono mai con una ragazza che si sposa, se due giovani si mettono insieme non ringraziano certo Dio, ma “la vita”, e non ci sono bambine che chiedono alla mamma se possono ballare con Franz promettendole «non mi farò suora; guarda i miei capelli ricci! Ho visto quanto sono carina allo specchio oggi», ma bambine che riflettono: «Il mondo ha bisogno di più bambini? Dovremmo ancora essere madri al giorno d’oggi?».

Altro che Concertone spottone, tutto marketing, sermoni, selfie e bacio a stampo tra Noemi e BigMama. Benvenuti in Svizzera, dove le cose si fanno seriamente tutto l’anno, le donne non si fanno mettere i piedi in testa dal patriarcato, e se vogliono cantare lo jodel si fondano un coro tutto loro, in barba all’Associazione federale che ne custodisce la tradizione e i cori fin dalla nascita, nel 1910, per contribuire alla “difesa spirituale” del Paese.

Il coro jodel femminista. E la risposta gay

Dal 2022 è attivissimo infatti l’Echo vom Eierstock (“eco dell’ovaio”, appunto), composto da donne tra i 25 e i 70 anni stomacate dai testi «completamente superati» delle canzoni dello jodel, unite nella missione di riscrivere i canti tradizionali e «trascinare della musica popolare alpina nel XXI secolo».

Basta con i gorgheggi e le celebrazioni di una vita idilliaca circondata da natura incontaminata e supervisionata da un Dio benevolo, gli uomini al comando e le donne presentate come ragazze ingenue, madri altruiste o mogli assillanti: «Puoi fare lo jodel senza essere conservatore», assicuravano il mese scorso intervistate dal

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