Giustizia: la riforma Nordio fa paura alle correnti (ma non attacca i PM)
Non regge l’allarme su Costituzione violata e pm sotto il governo: la riforma è costituzionale e mantiene l’autonomia delle toghe. Il vero nodo è la fine del potere delle correnti su nomine e carriere, mentre restano irrisolti errori giudiziari e responsabilità dei magistrati.
L’Associazione nazionale magistrati sostiene che la riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio (un ex magistrato) vìoli la Costituzione. E l’opposizione, invece, denuncia rischi per la tenuta democratica delle istituzioni, con i pm sottoposti al controllo dell’esecutivo. In realtà, se si legge il testo approvato dal Parlamento e che nella primavera prossima sarà sottoposto al giudizio degli italiani, ci si rende conto che niente di quanto viene prospettato corrisponde al vero.
La riforma non può essere anticostituzionale per il semplice motivo che è una riforma costituzionale. Votata in doppia lettura dalle Camere e passata con un voto a maggioranza semplice, la legge è soggetta – nel caso sia richiesto da un gruppo di onorevoli o da un certo numero di elettori – al voto popolare senza quorum. Dunque, saranno gli italiani a decidere se separare le carriere o eleggere con sorteggio i componenti del Csm vada bene oppure no. E consentire agli aventi diritto di esprimersi di sicuro non può essere considerato anticostituzionale.





















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