Dopo aver sparato sulla famiglia la sinistra si lagna per le culle vuote
I media progressisti usano la denatalità contro il governo e parlano di welfare insufficiente. Ma, come spiega lo statistico Roberto Volpi, il calo delle nascite è dovuto alla demolizione del focolare domestico. Da loro appoggiata.
All’improvviso sono diventati tutti sfegatati tifosi della natalità. L’Istat – come del resto fa ormai inesorabilmente ogni anno – ha prodotto l’ennesimo dato tombale sui nuovi nati: nel 2024 ce ne sono stati 10.000 circa in meno dell’anno precedente e il numero di figli per donna è ulteriormente calato da 1,20 a 1,18. In aggiunta, le previsioni per i prossimi 12 mesi non sono certo esaltanti. E che il problema esista lo sappiamo da fin troppo tempo, solo che ora tutt’a un tratto sembra che a sinistra se lo prendano immensamente a cuore. Ieri si sono esibiti sul tema Linda Laura Sabbadini, Chiara Saraceno, Tito Boeri: nomi autorevoli, pesi massimi. Guarda caso, pur con leggere variazioni tutti costoro hanno sostenuto la medesima tesi: manca il welfare e per questo non si sfornano pupi.
Secondo la Saraceno, esiste «una prateria di possibili interventi» i quali potrebbero modificare «in modo sostanziale la situazione di incertezza e di scarsità di risorse in cui si muovono molti giovani quando pensano di mettere su famiglia: un accesso all’abitazione difficile e costoso, se non si hanno alle spalle genitori in grado di dare una mano; un’entrata nel mercato nel lavoro caratterizzata da precarietà e basse remunerazioni, che per le donne si accompagna anche a pesanti penalità se e quando decidono di avere un figlio». Mancano casa e lavoro dunque, ma c’è anche «scarsità di servizi per la prima infanzia e di tempo pieno scolastico........





















Toi Staff
Gideon Levy
Tarik Cyril Amar
Belen Fernandez
Andrew Silow-Carroll
Mark Travers Ph.d
Stefano Lusa
Gershon Baskin
Robert Sarner
Constantin Von Hoffmeister