Almerigo Grilz, chi era «l’inviato ignoto» caduto in guerra e dimenticato dalla stampa italiana
È al cinema la pellicola che mette la parola fine a decenni di oblio su Almerigo Grilz, fotoreporter ucciso durante un servizio in Mozambico e poi vittima della cappa della censura. La sua colpa? Non appartenere al plotone delle penne di sinistra
«Alla vita scomoda» è il brindisi – davanti al fuoco di un bivacco, con un guerrigliero mozambicano – di Almerigo Grilz, interpretato da Francesco Centorame, in Albatross, il film sulla vita avventurosa del primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo il secondo conflitto mondiale. Il ribelle africano gli chiede perché non ha scelto «soldi e vita comoda» con un seggio garantito in Parlamento.
Grilz alza il bicchiere di whiskey, sotto un cielo stellato, per brindare alla scelta di rincorrere i sogni e realizzarli, anche se per poco, girando il mondo e raccontando le guerre dimenticate degli anni Ottanta come giornalista libero, free lance, dell’Albatross press agency. Agenzia fondata a Trieste, nel 1983, assieme a Gian Micalessin e chi scrive, per scoprire il mondo. E diventare «crazy italians», i pazzi italiani, che si tuffano nel lato oscuro dell’umanità portando dalla prima linea il bang bang richiesto dai network americani come la Nbc, la Cbs e le più grandi tv europee.
Albatross, dal 3 luglio nelle sale, è la storia di un “fratello” maggiore e compagno d’avventure. La vita di Almerigo Grilz, dalla passione politica negli anni Settanta al Mozambico, dove è caduto con la cinepresa in mano filmando una battaglia fra i ribelli della Renamo ed i governativi del Frelimo nella spaventosa guerra civile che ha provocato un milione di morti. Un inviato rimasto a lungo ignoto perché negli anni Settanta militava dalla parte “sbagliata” rispetto ai tanti dall’altro lato della barricata, oggi grandi giornalisti.
«Albatross è arrivato sul mio tavolo nel novembre del 2019. Non conoscevo la storia di Grilz, che andava raccontata. Poi con l’arrivo del Covid tutto è slittato», ha spiegato alla presentazione del film a Roma l’ad di Rai Cinema, Paolo Del Brocco. Non è stato facile trovare il regista, che è pure sceneggiatore, Giulio Base. In tanti hanno detto di no........
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