Una legge per Venezia e il suo entroterra: così si può rilanciare l’intero Veneto
I primi squilli della campagna elettorale per la Regione Veneto sono stati dedicati a Venezia. Forse solo un riflesso condizionato dalla definizione in corso dello Statuto di Roma Capitale; un frutto della cattiva coscienza del disallineamento della specialità di Venezia da quello di Roma accettato con la riforma costituzionale del Titolo V nel 2001. O forse orientato dalla prospettiva delle elezioni comunali a Venezia, il solo capoluogo veneto alle urne nel 2026, che “continueranno” quelle regionali.
Squilli fatti di proposte di costituzionalizzazione della specialità di Venezia, alle quali si sono subito contrapposte proposte di “nuova” legge speciale o, ancora, di puro rifinanziamento della legge vigente. Tutte istanze di solo “metodo”, in attesa, si spera, di quelle di “merito”: oggi urgenti - questa è la novità - tanto per il futuro di Venezia quanto per quello del Veneto e dell’intero Nord Est.
Ha senso e si può sperare di convincere il Parlamento a modificare la legislazione speciale per Venezia solo se con essa si punta a sciogliere nodi del «problema di preminente interesse nazionale Venezia e la sua laguna» che oggi intrigano anche l’intero entroterra regionale: quelli nuovi, manifestatisi solo di recente, e quelli vecchi, non risolti nei passati cinquant’anni di vigenza della legge speciale 171 del 1973.
La nuova dimensione epocale del “problema di Venezia” è connessa all’innalzamento del livello medio del mare provocato dai cambiamenti climatici. I nodi non risolti, di merito, sono quello dell’uso della laguna che va liberata dall’equivoco culturale che rende difficile gestirla a fini di sostenibilità integrata (ambientale, economica e sociale) e quello – il punto di più diretto interesse regionale – del coinvolgimento dell’entroterra di Venezia (art.1, comma 2, e art.2, comma 1) nel mantenimento della “vitalità socioeconomica” della città lagunare.
Vi è sufficiente........
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