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Silvano, il primo donatore di midollo. «Impariamo tutti ad offrirci agli altri»

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02.06.2025

TRENTUN ANNI FA. Nella Bergamasca è stato l’apripista: da quel giorno altri 200 hanno seguito il suo esempio.

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«Cominciate col fare ciò che è necessario - diceva San Francesco d’Assisi - poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile». Silvano Rota è stato il primo donatore di midollo osseo bergamasco: un apripista, nel 1994, quando l’associazione Admo locale muoveva i primi passi. Ha dato l’esempio agli oltre 200 che si sono susseguiti fino a oggi, con quel pizzico di incoscienza e coraggio che tocca a chi incomincia un’impresa. Qualcosa di semplice, e allo stesso tempo di grande, perché ognuno di questi donatori ha offerto speranza e la possibilità di salvare la vita a una persona gravemente malata.

«Tutto è iniziato nel maggio del ’93 - ricorda Silvano -, quando avevo 29 anni. Eravamo nella cucina dell’Ospedale Maggiore di Bergamo, dove io e mia moglie Marilena lavoravamo. C’erano tutti i colleghi e parlavamo di questa nuova associazione Admo per i donatori di midollo osseo, che ancora non si conosceva perché era nata da poco a livello locale. Cercavano volontari per poter aumentare il numero degli iscritti. Erano agli inizi, ancora nessuno era stato chiamato per la donazione, perché trovare una compatibilità è raro, perciò erano un po’ demoralizzati».

La prima ad aderire è stata Marilena: «Lei era entusiasta e così io ho deciso subito di imitarla, l’ho seguita a ruota - sorride Silvano -, come accade a volte a noi uomini. Così sono andato a fare il piccolo prelievo necessario per la tipizzazione e l’iscrizione al registro dei donatori di midollo osseo. Non credevo che andasse a buon fine, pensavo comunque che ci volesse molto tempo, proprio perché non era mai capitato a nessuno fino a quel momento di essere chiamato per una probabile compatibilità. Poco tempo dopo, invece, mi hanno comunicato che c’era una persona in attesa di trapianto di midollo con una compatibilità perfetta con me. I medici del Centro Trasfusionale erano felici, perché avevano trovato finalmente il primo possibile donatore e per di più in casa propria, perché lavoravo in ospedale. Fino a quel momento avevano pensato di dover cercare chissà dove. Mi sono lasciato contagiare dal loro........

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