L’editoriale/ Perché riconoscere la Palestina non basta
Il riconoscimento dello stato palestinese è il tema politico-diplomatico. Le manifestazioni di massa contro la carneficina a Gaza sono il tema politico-emotivo. Comunque sia, quel che sta succedendo segna un tornante, non si può ancora dire quanto sarà storicamente decisivo, nel tormentato rapporto con la vicenda del Medio Oriente.
Sul piano politico-emotivo è difficile sottrarsi all’impatto di una tragedia immane che ci viene quotidianamente sbattuta in faccia dai media. Affrontarla con un minimo di razionalità è un’impresa estremamente ardua: impone di tenere insieme il rigetto di una guerra bestiale che fa strame di qualsiasi umanità e la consapevolezza che la radice della tragedia è in una complessità che non può essere affrontata col manicheismo del conflitto astratto fra oppressi e oppressori. Non parliamo dello scatenamento di violenze di piazza pseudo rivoluzionarie che fanno parte delle pulsioni violente dell’irrazionalismo teppistico.
Sul piano politico-diplomatico il tema del riconoscimento dello stato palestinese potrebbe segnare un tornante, anche se probabilmente lo sarà in un tempo non ancora definibile. Perché la questione di fondo è duplice: da un lato quanto un atto che è più simbolico che fattuale può spingere al disarmo dell’estremismo messianico-sionista; dall’altro lato come si potrà far seguire un atto simbolico con un processo che porti davvero alla costruzione di un sostenibile stato palestinese.
Il primo corno del dilemma è evidente agli analisti. La questione palestinese è un fatto che ha animato e continua ad animare la stabilizzazione di una........





















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