L'editoriale/ Il mercato dei capitali che manca all'Europa
Margaret Thatcher, alla fine degli anni ’70 aveva toccato con mano l’arretratezza di un sistema industriale non in grado di competere con quelli emergenti, ed era corsa ai ripari. Aveva promosso una vera e propria campagna di deindustrializzazione della Gran Bretagna, nella consapevolezza che un qualsiasi territorio, per poter conseguire un elevato standard di vita, avrebbe dovuto disporre di un sistema produttivo in grado di consentire, almeno in qualche campo, di primeggiare. A quell’epoca, il miglior prodotto che poteva offrire l’Inghilterra era la finanza londinese, un mercato in grado di attirare investitori e speculatori da tutto il mondo. È stata la deindustrializzazione consapevole, che ha portato uno straordinario benessere di là dalla Manica, durato fino a quando non ci si è resi conto che i soldi sono importanti, ma non vivono di vita propria, servono solo per comperare beni o servizi.
Se non si produce nulla, è inevitabile la dipendenza dalle industrie estere, e nel momento in cui per qualunque ragione le importazioni si bloccassero, e il recente passato ce lo ha dimostrato, verrebbero a mancare anche i beni necessari. Gli europei, anestetizzati dai prodotti a basso prezzo che provenivano dall’Est, non se ne sono resi conto, o comunque non hanno reagito e si sono voltati dall’altra parte. C’è voluto Donald Trump a metterci sotto gli occhi la dura realtà. La sua politica dei........





















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