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Mobilità sanitaria in Veneto, Zaia: «Il sistema tiene». Manildo: «Serve una revisione della legge»

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In Veneto, arrivano soprattutto dalla Campania, dalla Calabria e dalla Sicilia. Attratti – o, più spesso, costretti – da cure e strumentazioni di alto livello, soprattutto nelle branche dell’ortopedia, dell’oncologia e della cardiochirurgia. Un fenomeno che è quotidianità dei nostri ospedali. Dati 2023: oltre 53 mila ricoveri da fuori regione, corrispondenti a ricavi per 253 milioni di euro e a un saldo di 115 milioni.

Numeri ancora più alti in Emilia-Romagna e in Lombardia. Regioni di fede politica opposta: dem la prima, leghista la seconda. Ma i cui presidenti hanno bussato insieme alla porta del ministro della Sanità Orazio Schillaci. Perché, dice il presidente emiliano Michele De Pascale, «serve un grande patto nazionale, perché questa situazione non è sostenibile».

È una questione delicata, soprattutto in un Veneto che è sia terra d’accoglienza che di federalismo. Non a caso, proprio la mobilità sanitaria è un argomento tra i favoriti del presidente Luca Zaia, nello spiegare le ragioni di un’Autonomia anche in questo ambito.

«Fatico a........

© Il Mattino di Padova