L’identità plurima della Liberazione al confine orientale: perché il 25 aprile fa così paura
Perché il 25 aprile oggi fa così paura? A Trieste il Comune rifiuta il patrocino ai festeggiamenti, in alcuni comuni del Nord Ovest e del Nord Est si nega ai rappresentanti dell’Anpi la possibilità di parlare dal palco. Pare che la Festa della Liberazione sia diventata un’occasione per alimentare divisioni politiche piuttosto che un momento in cui le memorie diverse possano incontrarsi e comprendersi nella comune identità europea, nata affinché la tragedia del nazifascismo non si ripeta mai più.
Perché tanta animosità contro i festeggiamenti? Forse può aiutare guardare la questione dal nostro confine orientale, dove la Liberazione fu faccenda più complicata che altrove, a tal punto che Trieste, il 25 aprile, non era né insorta né liberata, bensì attendeva – piazza Borsa e piazza Unità deserte, le strade pervase da una tensione sospesa.
Nei suoi diari di quei giorni, domenica 29 aprile, Pier Antonio Quarantotti Gambini scrive: «Qualcuno ci telefona che Mussolini, della cui cattura si è saputo ieri, è stato fucilato. Non posso dire che questa notizia ci sembri, specialmente per noi giuliani, di buon augurio. Sempre il solito difetto degli italiani: scambiare per essenziali le cose che fanno più colpo, e che in realtà sono marginali o superflue. Perché occuparsi tanto di Mussolini?».
E poco dopo invoca l’arrivo delle brigate partigiane dell’Alta Italia, che arrivino presto, perché la città possa liberarsi da sola e non per mano dei partigiani di Tito o dei soli Alleati. «Gli italiani........© Il Mattino di Padova
