Il metodo Donald e gli scogli di Europa e giudici
Naturalmente le immagini destano imbarazzo se non repulsione anche negli italiani che guardano Trump con simpatia e speranza. Soprattutto disgusta la parola «deportazione» coniata all'uopo dal neo-presidente americano per descrivere la pratica che ha inaugurato dal momento della sua entrata in carica. In campagna elettorale aveva promesso, con espressioni brutali di rispedire «in massa» a casa loro gli immigrati illegali. Cominciando da quanti, oltre che irregolari, sono criminali con condanne alle spalle, i quali finora grazie a cavilli, e soprattutto alla presenza negli Usa di «città santuario», proliferavano sereni. Le «città santuario» sono un po' l'equivalente dell'Italia intera. In America infatti ci sono tabernacoli sacri dove i clandestini sono custoditi come ostie: coincidono con le località dove la polizia della contea o del comune non può collaborare, e anzi finisce per ostacolare, l'azione dei reparti dell'Fbi incaricati di far rispettare la legge sull'immigrazione. L'Italia è tutta uno «Stato santuario», un tabernacolo per clandestini. Mentre negli Usa i territori franchi sono limitati dalla polizia locale, da noi provvedono i giudici. E dove fosse mai che qualcuno di loro ceda al buon senso e al rigore delle norme, sono le norme di Bruxelles e le toghe di Strasburgo a perfezionare l'impossibilità delle espulsioni.
Trump ha mosso l'esercito. Non ci sono state........
© Il Giornale
visit website