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Non chiamatela follia

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16.02.2024

Ogni forma di fanatismo religioso rappresenta un potenziale pericolo sociale, deformando la comune visione della realtà, così da spingere, o persino giustificare, gesti estremi di esaltazione, altrimenti incomprensibili. Magari nella convinzione di un' ipotetica redenzione futura, intesa come riscatto sociale e via di fuga dal male terreno. Atti sconvolgenti che si accompagnano spesso all'orrore di una macabra ritualità.

“Polvere. Spirito allo Spirito. Seppellitemi voi. Fate un atto di carità. Si chiama Figlia di Dio”. Queste poche parole furono trovate scritte su un biglietto che accompagnava un fagotto avvolto in un plaid, nei pressi del cimitero del comune sparso di Commezzadura, sotto la torre del campanile, in val di Sole (TN).

Era il 29 giugno 1978.

Attorno a quel fagotto c’era il misero corpo di una bambina di cinque anni: gli esami stabilirono che era stata ripetutamente percossa e strangolata. Cesare Patané, la moglie Margherita, e suo fratello Mariano formavano un piccolo gruppo legato all’ideologia della fratellanza cosmica e della purezza infinita; lasciarono la loro cittadina sul lago di Garda a bordo di un furgone, con loro c’era purtroppo anche la piccola Desiré. Fuggiti in Francia e poi ritrovati, di fronte ai carabinieri allibiti, all’avvocato sempre più perplesso, il padre, Mariano Patané, parlò allora con scioltezza e proprietà di linguaggio.........

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