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Antonio Polito, una riflessione sulla fine ai tempi della teoria quantica

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«Qualcosa di noi resterà» è il titolo del saggio: un'esplorazione del tema, dagli antichi rituali fino alle esperienze di NDE, Near Death Experience

Antonio Polito

Antonio Polito è senza dubbio un uomo brillante, spesso ironico, ma i lettori dei suoi libri sanno che le sue riflessioni sono percorse da una vena sotterranea di malinconia, da interrogativi sul senso ultimo delle cose, anche quando la superficie del suo discorso è scanzonata e leggera. Questa vena emerge con forza nel nuovo appassionante libro, «Qualcosa di noi resterà. Come sopravvivere alla morte», edizioni Mondadori, collana Strade Blu. 

Un tema fondante, da far tremare le vene e i polsi: eppure, da giornalista di razza, Polito affronta la questione in modo analitico e da diverse angolazioni, consultando esperti (che possono essere di volta in volta padri spirituali e medici, scienziati e artisti) e analizzando le esperienze di Nde, Near Death Experience, ovvero di chi vive il coma o altri stati vicini alla fine e poi ne ricava ricordi nitidi di sensazioni extracorporali. 

Il ragionamento parte comunque da considerazioni autobiografiche: «... ho cominciato a pensarci con frequenza solo da qualche tempo. Quando entrai nell’ultimo quarto della vita, cioè all’inizio dei miei sessanta, dunque non molto tempo fa, al centro delle mie preoccupazioni c’era piuttosto il problema opposto, quello della lotta all’invecchiamento e delle strategie da mettere in atto per resistergli». 
Oggi invece la........

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