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Beppe Vessicchio, il bambinoche giocava tra le fabbriche di amianto e acciaio a Bagnolima sognava la musica

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09.11.2025

Realizzava i suoi giocattoli con materiale di scarto dell'Eternit dove lavorava suo padre e aghi di ferro dell'Italsider. Le domeniche in casa ascoltando il giradischi delle zie

Beppe Vessicchio

Si è spenta, come una nota che svanisce lentamente nel silenzio, la bacchetta più amata della musica italiana. Peppe Vessicchio, che molti chiamavano anche Beppe, il maestro dei sorrisi discreti e delle cravatte a pois, se n’è andato a 69 anni, lasciando orfana quella melodia gentile con cui per decenni ha diretto orchestre, palcoscenici e cuori. È morto all’Ospedale San Camillo di Roma, dopo una complicazione respiratoria improvvisa. Napoli, la sua Napoli, lo piange come si piange un fratello buono: uno di quelli che non hanno mai smesso di credere nel potere curativo della musica. Solo pochi giorni prima stava lavorando a un nuovo progetto con Ron, un concerto-spettacolo che avrebbe dovuto debuttare in primavera: un viaggio tra musica, parole e memoria, dove la sua orchestra avrebbe dialogato con le canzoni del cantautore pavese. Un lavoro di cesello, come amava dire, «perché ogni arrangiamento è un atto d’amore».

Era nato e cresciuto a Bagnoli, al Rione Cavalleggeri, tra la borghesia di Fuorigrotta e il sudore operaio delle acciaierie. In via San Clemente16, in un comprensorio di palazzine oggi — così come la strada — inghiottito dal vuoto dell’ex Eternit e dell’ex Italsider, Vessicchio trascorse un’infanzia che profumava di mare e di ferro. Suo padre era funzionario dell’Eternit: un lavoro rispettabile, in anni in........

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