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La politica rincorre il sindacato. Ma non è una buona notizia

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08.07.2025

Tempo fa ho letto un articolo sulla troppa politizzazione del sindacato,scritto da Roberto Mania di Repubblica.

L´articolo Denuncia il ritardo culturale del sindacato confederale, che continua a muoversi secondo schemi novecenteschi in un mondo ormai post-industriale, fluido, digitale.
Allo stesso tempo, riconosce che spazi di rappresentanza ci sono ancora, ma vanno occupati con strumenti nuovi, senza farsi assorbire dalla competizione politica-partitica.

Mania parte dalla constatazione che i sindacati italiani, in particolare le tre storiche confederazioni (Cgil, Cisl, Uil), sono figli del Novecento e quindi legati a un’epoca ideologica, sociale ed economica profondamente diversa da quella attuale.

Trasformazione del lavoro: da lavoro salariato stabile a lavori frammentati, atipici, autonomi.

Impatto della tecnologia e dell’AI.

Crisi dell’intermediazione tradizionale.

Perdita di centralità delle ideologie politiche novecentesche.

Il sindacato è in ritardo nel comprendere e adattarsi a una società del lavoro che non riconosce più facilmente un “noi collettivo” ma un insieme di individualità frammentate.

L’autore suggerisce che solo le funzioni negoziatrice e di servizio abbiano prospettive di crescita o stabilità, mentre la componente iperpoliticizzata rischia l’obsolescenza, incapace di rappresentare davvero il nuovo mondo del lavoro.

gli iscritti ai sindacati sono in calo da anni. Secondo i dati ISTAT e CNEL, il trend è costante: la CGIL perde tessere, la CISL invecchia, la UIL arranca tra le generazioni che il sindacato non lo incontrano nemmeno.

L’autore suggerisce che solo le funzioni negoziatrice e di servizio abbiano prospettive di crescita o stabilità, mentre la componente iperpoliticizzata rischia l’obsolescenza, incapace di rappresentare davvero il nuovo mondo del lavoro.

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