Gli odori del Vecchio Continente
Talvolta è bene rileggersi attentamente le situazioni annusando l’aria che tira. Captando l’odore del luogo dove ci troviamo. Sumantra Ghoshal, economista indiano, tenne un famoso dibattito circa questo tema: the smell of the place. Sebbene volto all’economia aziendale e gli errori manageriali, rappresenta una buona lezione di vita. In sintesi, per cambiare gli atteggiamenti delle persone non bisogna cambiare le persone, piuttosto cambiare e migliorare il contesto dove operano ergo l’odore del luogo.
Nell’aria tira un’anomala elettricità, come se il meteo dovesse cambiare ma non si muove nulla, Semplicemente l’atmosfera si gonfia di afa. È ciò che si annusa passeggiando in strada, osservando alcuni volti dagli occhi vaporizzati e movimenti quasi meccanici. In alternativa si possono osservare rapidi sciami di coloro che danno senso alla vita appartenendo esclusivamente a qualche immagine monodimensionale prestabilita, priva di spessore. Mondo usa getta delle persone. È l’odore di aria rarefatta dopo una lunga canicola. Quel che non si vede e manca è quella sensazione elettrizzante fatta di zelo proiettato al futuro. Quel senso di contributo unico e irripetibile nello stare e contribuire a questo pazzo mondo. Come se in molti abbiano perso il senso di sognare e progettare. Dare valore a contributi impagabili (infermieri, insegnanti). I ricordi di vent’anni fa sembrano sempre più distanti, osservati da un cannocchiale rovesciato che ne allunga le distanze mentre maciniamo terreno a passo di marcia verso l’estinzione.
Chi ricorda l’Italia negli anni 80 e 90 (forse con un pizzico di nostalgia) spesso incappa in questa prospettiva. Chi ricorda lo zelo e il fervore agli inizi della moneta unica e il rafforzarsi dell’Unione Europea nei primi anni del millennio riporta simili sensazioni. Per una rinfrescata basterebbe rileggersi Jeremy Rifkin e come vedeva l’UE da un’ottica statunitense. Due facce della........





















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