Ong, le nuove tattiche in mare per aggirare la legge Piantedosi
La stretta del governo all’afflusso di migranti viene aggirata dai taxi del mare con un sistema di “ammiraglie” e navi più piccole. Queste ultime, avvisate dagli aerei, si caricano di disperati e, date le loro ridotte dimensioni, puntano a Lampedusa. Dove sanno che potranno sbarcarli.
«La flotta delle Ong sta adottando nuove tattiche. Le navi si schierano davanti alla Tripolitania, da dove i trafficanti libici fanno partire il grosso dei migranti che arriva in Italia. Le ammiraglie, per evitare di venire spedite dal Viminale in porti lontani con poche persone a bordo, segnalano gli interventi alle imbarcazioni più piccole, che sanno di poter arrivare solo fino a Lampedusa. Le grandi recuperano i migranti solo quando non possono farne a meno», rivela a Panorama una fonte in prima linea nel monitoraggio dell’immigrazione illegale. Ma ci sono anche casi in cui i disperati presi in mare sono tanti, come i 270 di nave Solidaire, che il 6 settembre li ha sbarcati a Livorno. Non solo: «Le ammiraglie fanno da smistamento, con l’appoggio dal cielo degli aerei che decollano da Lampedusa. Una specie di centrale di comando e controllo», aggiunge chi ogni giorno opera sul fronte del mare.
La legge Piantedosi, che impone una serie di regole e l’accompagnamento dei migranti in porti lontani, sta funzionando e per questo le Ong cercano di aggirare le norme con nuove tattiche. Tanto che i talebani dell’accoglienza hanno sbarcato 7.993 migranti fino al 26 agosto. Ma dall’inizio dell’anno solo in un’occasione sono stati intercettati nelle acque di ricerca e soccorso (Sar) italiane. Gli altri 147 eventi che hanno interessato la flotta delle Ong sono avvenuti in tratti di mare di competenza libica, maltese o tunisina. Eppure tutti i migranti finiscono per sbarcare a casa nostra…
«I soccorsi avvengono nelle acque Sar di altri Paesi», ha infatti sottolineato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «e nessun loro intervento è stato coordinato dalla nostra Capitaneria di porto». Per di più i talebani dell’accoglienza hanno creato un sistema in rete, che si autodefinisce Centro di coordinamento del soccorso........
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