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Se la pace diventa soltanto una moda

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Una dozzina di anni fa è toccato a uno dei nostri intellettuali più raffinati - Checco Zalone - mettere la parola fine alla lunghissima ondata retorica legata al mito di Che Guevara. E a coprire di ridicolo tutti gli attempati rivoluzionari mondialisti dei tempi che furono e che ancora ingorgano il dibattito culturale elevatissimo, per niente infantile e per niente ideologico del nostro meraviglioso paese.

In una scena di “Sole a catinelle” - niente di che, per l’amor del cielo, mica stiamo parlando di Buster Keaton, ma comunque un filmetto intelligente e spiritoso – il protagonista, la classica macchietta della partita Iva all’italiana, cialtrone, lazzarone e arrivista entra in un negozio alla ricerca di una maglietta per il figlio e quando ne vede una con la celeberrima effigie del guerrigliero chiede al commesso ex sessantottino: “Scusi, della Che Guevara avete anche i borselli?”.

E’ bastata una battuta - formidabile - per dire tutto su questa faccenda. E cioè di come per decenni un evento storico e un personaggio storico siano stati spolpati, triturati, idealizzati e traditi fino a farli diventare dei santini, degli slogan, delle mode, delle bandierine identitarie da sventolare in ogni occasione, senza più alcun legame con la realtà, senza alcun rispetto del contesto, applicando canoni coerenti con il Sud America sottosviluppato degli anni Sessanta a mondi totalmente diversi e opposti, società opulente e industrializzate come quelle europee degli anni Settanta, Ottanta e oltre. E vagheggiando........

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