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Palude Venezia, la versione di Lotti: «Per i Pili stima di 150 milioni, ma noi volevamo una joint venture»

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19.01.2025

«Le cifre di cui si parlava per l’acquisto dell’area dei Pili erano 100-150 milioni: era la proprietà che indicava questi importi, ovvero Ceron e Donadini, confermati dal sindaco nell’incontro finale del dicembre 2017 a casa di Brugnaro, quando le parti rimasero ciascuna sulla sua posizione: Ching sosteneva la necessità di una joint venture mentre Brugnaro voleva che i terreni fossero acquistati dalla Oxley, senza essere coinvolto nella costruzione e vendita. Ching uscito dall’incontro mi disse che non se ne sarebbe fatto nulla».

Così dichiara Luis Lotti nell’interrogatorio davanti ai pm Baccaglini e Terzo, nell’ambito dell’inchiesta Palude: è l’uomo che cura gli affari del magnate di Singapore in Italia ed è (al momento) indagato con il sindaco e il suo staff, il finanziere e l’assessore Boraso di concorso in corruzione.

«Sindaco interventista»

«A Londra Ching aveva realizzato il Royal Wharf, quando era sindaco Boris Johnson», dichiara Lotti, «a Venezia le condizioni apparivano analoghe: un terreno industriale abbandonato ai bordi della laguna che si prestava ad un intervento ambizioso.

E anche in questo caso il sindaco era di piglio interventista, sollecito a rimuovere gli ostacoli e favorire gli investitori. Unica rilevante differenza: mentre a Londra i terreni erano di terzi, a Venezia appartenevano al sindaco, ma eravamo stati assicurati che il problema sarebbe stato superato con un blind trust».

Il primo incontro nel 2016

Sindaco-imprenditore e magnate si vedono per la prima volta nell’aprile del 2016, nell’incontro a Ca’ Farsetti-Casinò. Nei giorni prima........

© La Nuova di Venezia


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