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Palude Venezia, gli scontri dentro gli uffici Edilizia del Comune: «Da Boraso un controllo asfissiante»

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tuesday

I blitz quasi quotidiani dell’assessore Renato Boraso negli uffici dell’Urbanistica per sollecitare questo o quel progetto di privati. Le tensioni tra funzionari, dirigenti, vertici amministrativi, tra chi quei progetti voleva autorizzare e chi vi opponeva le norme e piani.

Uno dei dirigenti più determinato a raccontare è Maurizio Dorigo: in Comune dal 1991, già direttore dell’Edilizia privata, con la riorganizzazione voluta dal sindaco Brugnaro (che ha ridotto da 20 a 12 i direttori), Dorigo diviene dirigente dell’area Urbanistica, rispondendo all’architetto Danilo Gerotto. Sentito quale teste, in vari interrogatori ha riempito decine di pagine di verbale davanti ai finanzieri che investigavano su “Palude”, presentando una serie di pareri negativi dati a questo o quel progetto, trasformati in via libera. Progetti che hanno riempito le cronache e che non interessavano solo Boraso.

«Quasi tutti i giorni l’assessore Boraso si recava presso gli uffici dell’Urbanistica, arrivando addirittura a convocare riunioni in merito a pratiche in corso di sviluppo dall’Urbanistica, anche con persone esterne al Comune», dichiara a verbale.

Un esempio? «In relazione alle pratiche Aev e Montemesola (a Favaro Veneto) Boraso ha convocato riunioni presso i nostri uffici, anche alla presenza di parti private, nella totale indifferenza del direttore architetto Gerotto, al quale io e i miei colleghi abbiamo manifestato ripetutamente la nostra assoluta contrarietà. Innanzi alle nostre lamentele, l’architetto tendeva a giustificare Boraso, di fatto assecondando il suo comportamento invadente e prepotente». Gerotto testimonierà a sua volta di essersene lamentato eccome con la direzione generale: invano.

Si parte dalla richiesta di costruire un parcheggio per 167 posti auto presentata dai coniugi Nievo Benetazzo- Borgati su un’area a Tessera.

«La variante era stata firmata dall’architetto Sartori, all’epoca dirigente della Mobilità», racconta Dorigo, «chiesi il motivo dell’anomalia procedimentale, in quanto prima competenza è dell’Urbanistica e (l’allora superiore, ndr) Raffaele Pace, sentito Sartori, mi rispose che aveva appreso che il fine della variante era agevolare due posizioni note........

© La Nuova di Venezia


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