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Il mistero di Isabella Noventa: tre in carcere e nessuno dice dove sia il corpo

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Mentre il tribunale di Padova dichiarava dopo sette anni la morte di Isabella Noventa, una dei suoi assassini usciva dal carcere per una serie di permessi per lavoro.

Una beffa del destino a suggello di un caso ancora avvolto nel mistero, che entrerà nei manuali di criminologia, se non altro per la mancanza dei tre presupposti chiave di ogni omicidio: cadavere, movente e arma del delitto.

Non c’è nulla di tutto questo nel caso che riguarda la morte di Isabella Noventa, femminicidio che ha anticipato la certificazione della violenza sulle donne come problema sociale cronico della società patriarcale. Ma di quel giallo che per mesi tenne l’Italia intera incollata a giornali e televisioni, restano tre persone in galera e una famiglia ancora in attesa di risposte.

Freddy e Debora Sorgato sono in carcere, dopo essere stati condannati a 30 anni (ma non all’ergastolo). E Debora Cacco, con la sua condanna a 16 anni, ha già iniziato a farsi qualche giorno fuori dal penitenziario per lavorare.

Quanto a Paolo Noventa, fratello di Isabella, non ha mai avuto un corpo su cui piangere, né la possibilità di celebrare un funerale.

È la notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016 quando l’impiegata di Albignasego, Isabella Noventa, 55 anni, è inghiottita nel nulla dopo aver trascorso una serata in pizzeria con l’ex fidanzato Freddy Sorgato.

Il giorno successivo il fratello Paolo Noventa presenta denuncia di scomparsa in Questura. La Procura apre un fascicolo per sequestro di persona per avviare una serie di accertamenti. Gli uomini della Squadra mobile, guidati da Giorgio Di Munno, perquisiscono la casa di Freddy e cominciano a scandagliare le immagini della videosorveglianza cittadina, nel tentativo di incrociare le dichiarazioni rese dall’ex fidanzato con le........

© Il Mattino di Padova


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