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Vite lontano dai figli, le badanti Vesna e Lilia: due storie di resilienza

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20.01.2025

Quando Vesna è arrivata a Venezia, era passato solo un mese dal massacro di Srebrenica, in cui persero la vita ottomila ragazzi e uomini musulmani bosniaci. Tra loro, anche Dragan, suo marito e padre della sua bambina che, all’epoca, aveva quattro anni.

Con la bimba in braccio e un borsone con quel poco che avevano, Vesna sale su un pullman e arriva in Veneto, senza sapere una parola di italiano. Oggi, ha 60 anni, vive in un piccolo appartamento con le poche foto di famiglia sopravvissute ai bombardamenti sulle mensole, la residenza a Venezia e fa la badante in centro storico.

«Non è stato facile essere da sola con una bambina piccola. La guerra ci ha portato via tutto: la casa, il lavoro, ma soprattutto un marito e un padre», racconta. I primi tempi sono stati tortuosi ma, spiega, associazioni, servizi sociali e la comunità bosniaca del Veneto l'hanno aiutata a inserirsi.

«Prima che scoppiasse il conflitto, lavoravo in una casa di riposo. Qui ho fatto per un po’ la donna delle pulizie, mentre imparavo la lingua, poi ho fatto la badante per diverse famiglie». Per un lungo periodo in nero, con uno stipendio basso e zero tutele,........

© Corriere delle Alpi


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