Palestina: è tregua. Sarà pace?
Tra lo sventolare delle bandiere americane a Tel Aviv, i festeggiamenti a Gaza, e le congratulazioni al Presidente degli Stati Uniti d’America giunte da molti governi del mondo, oggi 9 ottobre alle ore 12 in Israele, le 11 in Italia, l’accordo della prima fase del percorso verso la pace in Palestina è stato sottoscritto e annunciato dai negoziatori del governo Netanyahu e di Hamas ed è entrato in vigore il cessate il fuoco. La svolta con i negoziati iniziati solo pochissimi giorni fa, condotti con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti a Sharm el-Sheikh. Ora in effetti Donald Trump potrebbe dare alla tregua raggiunta il crisma di una certificazione simbolica alla Knesset, il Parlamento israeliano, come richiesto da quel governo. Rilascio degli ostaggi rimasti in vita nelle mani di Hamas e dei cadaveri dei morti, ritiro graduale dell’esercito israeliano da Gaza, disarmo di Hamas, scarcerazione di migliaia di palestinesi dalle prigioni israeliane e restituzione dei cadaveri, conservati da Israele in una cella frigorifera, dei fratelli capi di Hamas, Muhammad Sinwar ucciso il 13 maggio 2025 e Yahya Sinwar eliminato il 16 ottobre 2024 a sua volta successore di Ismāʿīl Haniyeh. Non lascerà invece il carcere Marwan Barghouti leader storico di Fatah, imprigionato dal 15 aprile 2002 quando fu catturato e poi condannato a 5 ergastoli, uno per ciascuno dei 5 delitti di cui fu accusato, per aver organizzato e autorizzato attacchi armati durante la seconda Intifada, tra il 2000 e il 2005, in cui restarono uccisi alcuni civili, l’omicidio di un prete ortodosso e per aver fondato le Brigate Al-Aqsa, ala armata di Fatah: delitti di cui Barghouti non ha mai riconosciuto la paternità pur rinunciando a difendersi nel processo ritenendolo illegale. Di certo Barghouti guidò la seconda intifada e invitò la guerriglia a eliminare coloni e soldati israeliani ma dicendosi sempre contrario alla uccisione di civili all’interno di Israele. Per........
© Avanti!
