Abbassare i toni, e tenersi per mano
Questa settimana ho stretto molte mani. Una di un potente capo globale, turgida, dolce, affettuosa, inattesa, lenta. Di una donna certamente attraente, rigida, secca, corteccia, veloce, letale. Molte altre, bollenti, bruciate, brevi, brave, burbere, belle, beate … Tutte mi hanno lasciato un’impronta e l’hanno presa della mia, oppure no. Ecco, davanti al teatro dell’assurdo che anche questa settimana, ci siamo inflitti (paperone che litiga con Mr. Disney; morti stranianti, in gruppo e solitudine, e perfino il diluvio di goal che ci siamo presi in Norvegia), scusate, mi viene una reazione di riflusso.
Una voglia di tornare all’inizio e ricominciare, dalle mani.
Stringersi la mano è un gesto che compiamo quasi automaticamente, spesso con il pilota automatico, ma che racchiude millenni di storie, culture, cure. Mi sono chiesto quale sia il suo
significato profondo, ontologico. E da lì, come una ragnatela che si espande, ho iniziato a riflettere sul senso di questo senso, il toccare, da quello tra esseri umani, e anche quello più viscerale e
immediato, con gli animali. Accarezzare un gatto o lasciarsi leccare da un cane ci restituisce un linguaggio........
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