«L’accordo sui dazi? Meglio un compromesso che una guerra commerciale»
Simone Crolla è consigliere delegato e managing director della American Chamber of Commerce in Italy (“AmCham”). Fondata nel 1915, AmCham è un’organizzazione non a scopo di lucro, che ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di relazioni economiche e politiche tra gli Stati Uniti e l’Italia. È stato anche deputato per il Popolo della Libertà nella XVI legislatura.
Direttore, perché l’Unione Europea non è voluta andare allo scontro sui dazi con Donald Trump, innescando una guerra commerciale, ma ha sostanzialmente accettato le richieste dell’amministrazione americana?
La scelta dell’Unione Europea di evitare un confronto diretto con l’amministrazione Trump non va letta come una resa, ma come una decisione strategica fondata su realismo politico, senso delle proporzioni e tutela dell’interesse economico comune. In una fase caratterizzata da forti tensioni geopolitiche, guerra alle porte del continente, volatilità dei mercati energetici e difficoltà di accesso a mercati chiave come quello cinese, un’escalation tariffaria avrebbe potuto produrre effetti devastanti sull’economia europea. L’Europa ha quindi optato per una de-escalation negoziale, consapevole che uno scontro frontale avrebbe colpito settori fondamentali – dall’automotive all’agroalimentare, dal chimico all’aerospaziale – già provati da transizioni complesse. Il compromesso raggiunto, pur non ideale, ha evitato dazi al 30 per cento, salvaguardato posti di lavoro ed evitato un’ulteriore contrazione del Pil europeo. Va inoltre sottolineato che l’accordo si inserisce in un quadro più ampio di relazioni transatlantiche, in cui rientrano anche dossier strategici come il gas liquefatto, i microchip e le tecnologie critiche, su cui la cooperazione tra Ue e Usa........
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