C’è del buono nella riforma dei programmi voluta da Valditara
Si discute da giorni, e con una certa intensità, delle nuove “Indicazioni nazionali per la scuola primaria e secondaria di primo grado”. Il testo non è ancora noto, ma sono bastate alcune anticipazioni del ministro Valditara per stimolare un vasto dibattito pubblico, nel quale, come spesso accade in Italia, hanno conquistato la scena proprio gli aspetti meno rilevanti.
Il latino alle medie, per esempio – che diviene curriculare ma pur sempre facoltativo, come già accade in tante scuole – è una sostanziale “falsa novità”, della quale si è parlato fin troppo.
Si è parlato troppo poco, invece, di altre più concrete novità, come l’introduzione della letteratura dell’infanzia sin dalla Primaria; la separazione di quest’ultima dallo studio della lingua e della grammatica (che viene così valorizzata, a sua volta, come introduzione al senso delle regole); l’incremento di arte e musica, come occasioni di sviluppo culturale e spirituale della persona; l’esplicitazione più chiara, rispetto alle precedenti indicazioni, dei contenuti rispetto alle competenze; una maggiore centralità della storia italiana ed europea.
Questi elementi lasciano cogliere un’idea di fondo, che si può certo definire conservatrice (non è una brutta parola!), perché intende riconoscere valore e trasmissione stabile a un patrimonio umanistico che alla scuola (e a chi se no?) si chiede di non disperdere, proprio a fronte delle continue trasformazioni imposte dallo sviluppo tecnologico.
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