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Marina Terragni, la spina nel fianco dei bio-banalizzatori

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13.06.2025

Sono dieci anni che Marina Terragni interpella fratelli e sorelle progressisti: «Essere di sinistra vuole dire vendere diritti e dirittini al mercato del qui e ora»? «Non saper più chiamare le cose con il loro nome»? «Garantire democraticamente il libero accesso al libero mercato della carne umana»? Domande che dicono più di una biografia.

Firma libera (Corriere, Foglio), femminista radicale (RadFem), scrittrice, politica (dai primi Verdi alla direzione Pd), fondatrice del FeministPost, la sua nomina a garante per l’infanzia e l’adolescenza ha scatenato un’ondata di isteria: da Repubblica a Domani è stato tutto un dagli alla «pedina della Meloni», «giornalista transescludente», «Lei è una persona che ha deciso di odiare». «È l’ideologia che fa perdere la testa», dice oggi Terragni a Tempi.

Marina Terragni, volto della resistenza a bloccanti e utero in affitto

Tutto esplode con la battaglia contro i bloccanti della pubertà. «Per loro la minaccia sono io, per me la minaccia sono quelli che vogliono imbottire di ormoni bambine di nove anni. Otto su dieci sono femmine. Ma più che di disforia si dovrebbe parlare di “angoscia da sessuazione”. Il corpo cambia, e fa paura. Una........

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