Lo Stato moderno minaccia il costituzionalismo
Quando si parla di “costituzione” difficilmente si ha in mente la storia dell’idea e della tradizione – ma anche della prassi – da cui essa deriva. Questo accade anche per un motivo ideologico: a molti non conviene, o forse non interessa neanche, ricordare che la tradizione del costituzionalismo nasce come difesa degli individui dal potere arbitrario. Al contrario, una costituzione viene vista come strumento progressivo di ampliamenti di sempre nuovi diritti. Il che significa, poi, ampliamento del perimetro dello Stato e, di conseguenza, erosione dei margini di libertà individuale. Esattamente il contrario del suo proposito originario. Ne parla in un volume appena uscito per Liberilibri Eugenio Capozzi, ordinario di Storia contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli: Libertà o potere. Ascesa e declino delle costituzioni. Lo abbiamo sentito per Tempi.
Prof. Capozzi, il titolo scelto per il libro è assai ficcante. Dall’idea che la costituzione fosse il baluardo contro l’ingerenza del potere arbitrario, e la sua espansione, siamo passati a qualcosa di molto diverso. Questo origina forse anche dalla confusione mai sopita tra libertà e potere?
La dialettica tra libertà e potere emerge in una fase molto precoce nella storia della civiltà occidentale. Da quando, nella cultura greca e romana, si definiscono l’idea di uomo come essere razionale e quella di politica come spazio per eccellenza dell’interazione umana, si pone il problema di “domare” il potere attraverso norme e istituzioni. L’incontro con la cultura ebraica e il cristianesimo radicano........
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