Greta ha la valigia, ma non sa dove sta andando
«Non si arriva mai tanto lontano come quando non si sa più dove si va», ha scritto Goethe. Fortunatamente non lo ha scritto sulla valigia rossa di Greta Thunberg, fresca di rilascio dalle galere israeliane; quel bagaglio ha trasformato il sistema mass-mediatico mondiale in una sorta di replica strutturale di un check-in, con un montante feticismo sul modello di valigia, sul colore e soprattutto sulle scritte oscene che, stando ai pro-pal e alla stessa Greta, sarebbero state il commiato dei carcerieri israeliani stampigliato sulla valigia. Segno palese dello sprezzo dei diritti umani, un po’ come quando a scuola ti rompevi un braccio e il bullo di turno ti ornava il gesso con insulti e scritte oscene.
Poliziotti israeliani come dodicenni in gita?
Resta la curiosità del perché i poliziotti e l’esercito israeliani, i quali godono di strumenti tecnologici, tecniche e mezzi così sofisticati per umiliarti o scioglierti la lingua facendoti sperimentare vette di dolore che farebbero impallidire i Supplizianti di Hellraiser senza però lasciarti segni particolarmente visibili, avrebbero dovuto scarabocchiare la valigia di Greta, come fossero dei dodicenni idioti in gita scolastica.
Se lo fai notare, il Pro-pal scaltro ti risponde che ogni tanto questi mezzi tecnologici cedono e lasciano il campo alla bestialità, oppure, indulgendo nel complottismo da analfabeti funzionali che il progressista medio stigmatizza quando lo legge in bocca all’elettore di destra, che quei mezzi sono così sofisticati da non aver funzionato il 7 ottobre.
Cosa avranno mai voluto sottolineare con questa sibillina insinuazione? La retorica dell’inside job? Ma, no, cosa andiamo mai a pensare, la mente progressista è evoluta, scintillante nella sua intelligenza, e rifugge dalle semplificazioni dei complottismi. O no?
Greta e i suoi cantori non sanno dove stanno andando
In effetti, la sensazione forte, proprio come sottolineato dal buon Goethe, è che Greta e i suoi cantori non abbiano più alcuna idea di dove si stia andando. Ormai non importa nemmeno più sapere davvero se la povera ragazza svedese sia stata maltrattata o umiliata, come sostiene lei con enfasi papale e a beneficio di taccuini e videocamere; le avrebbero negato l’acqua, le avrebbero rifilato qualche scappellotto oltre ad averla sommersa di insulti.
Non importa perché qualunque........





















Toi Staff
Gideon Levy
Tarik Cyril Amar
Stefano Lusa
Mort Laitner
Sabine Sterk
Ellen Ginsberg Simon
Mark Travers Ph.d