L’eterno semaforo che governa l’Italia
Nella primavera del 1997 su Raidue è andato in onda, con grande successo, uno spettacolo di intrattenimento intitolato “Pippo Chennedy Show”, ideato e condotto da Serena Dandini e da quel genio di Corrado Guzzanti.
Il pezzo forte del programma era la satira politica, con le parodie dei leader più in vista del momento, di destra e di sinistra, tutte spassosissime, tra le quali spiccavano per irresistibilità quella di Walter Veltroni e, soprattutto, quella di Romano Prodi, all’epoca presidente del consiglio. L’intuizione formidabile di quella imitazione – è facilmente reperibile in rete: basta digitare “Prodi Guzzanti Pippo” - era appunto quella del premier con il suo faccione da parallelepipedo tutta costruita attorno alla metafora del “semaforo”: “Stiamo calmi, stiamo tranquilli, attorno al semaforo tutti corrono, van di fretta, fanno le corna fuori dal finestrino, ma lui, il semaforo, sta fermo, tranquillo, immobile, nessuno lo tocca, nessuno lo sposta… bisogna governare con grande fermezza… e infatti io sto fermo, immobile… semaforo…”.
L’imitazione era straordinaria perché coglieva grazie a un solo sostantivo la natura profonda della visione del potere di Prodi e del suo mondo, la sua falsa bonomia, la sua falsa cortesia, il suo feroce cinismo democristiano che un analista di costume di assoluto valore come il compianto Edmondo Berselli aveva sintetizzato nella definizione “Prodi gronda bontà da tutti gli artigli”. Ed era proprio così. L’Italia, che è........





















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