Il ministero della verità. È la truffa peggiore
«Il Ministero della Verità era un’enorme struttura piramidale di cemento bianco e abbagliante che s’innalzava, terrazza dopo terrazza, fino all’altezza di trecento metri. Dove si trovava Winston era possibile leggere, ben stampate sulla bianca facciata in eleganti caratteri, i tre slogan del Partito: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza. Si diceva che il Ministero della Verità contenesse tremila stanze al di sopra del livello stradale e altrettante ramificazioni al di sotto».
La distopia raccontata da George Orwell in “1984” è una delle più celebri metafore della letteratura del Novecento, formidabile analisi dell’essenza dei totalitarismi, del controllo scientifico, pianificato, ossessivo, persecutorio che il Potere vuole esercitare sull’umanità, che è poi l’eredità più terribile che ci ha lasciato il secolo breve. Ora, è vero che le atmosfere claustrofobiche e soffocanti di Orwell male si conciliano con quelle ridicole dei tempi nostri - anche se il grottesco è una chiave di lettura molto più universale del tragico - ma l’essenza del problema è lo stesso. Sono giorni che i meglio giornali del bigoncio, i meglio opinionisti “de sinistra” del Belpaese, i meglio intellettuali e le meglio intellettualesse dei salotti e delle terrazze si disperano e si struggono e si macerano, ma al contempo avvampano e si indignano e si scandalizzano, per la decisione di Mark Zuckerberg di eliminare il “fact checking” - cioè il controllo sulla veridicità delle notizie - da........
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