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Due esempi di cattivo giornalismo televisivo: i missili russi e Galileo

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25.03.2024

Il giornalismo è una bella cosa e la sua libertà è indispensabile a un assetto democratico. Tuttavia, oggi – a differenza che nel passato – a volte esso viene svilito in modo poco percepibile dagli spettatori con grave danno inferto proprio a loro. Indico qui soltanto due esempi di cattivo giornalismo televisivo. Primo esempio. Siamo su La7 nel pomeriggio di pochi giorni fa nel corso di Tagadà, trasmissione di approfondimento politico, le uniche che questa emittente propone al pubblico quotidianamente una dopo l’altra, oltre a qualche film e a qualche documentario, quasi sempre illustrativo delle malefatte del nazismo, del fascismo, della Dc. A un certo punto, la brava conduttrice Tiziana Panella manda in onda una registrazione di un’intervista che un giornalista francese ha effettuato giorni prima a un papavero della nomenklatura russa, mentre passeggiano per un ampio viale moscovita. Il clima è disteso, quasi amichevole. Il giornalista chiede se il politico russo conosca Parigi e questi, in un ottimo francese, risponde di esserne innamorato e di essere molto dispiaciuto di non poter tornare in tempi brevi a rivedere il Louvre. A questo punto – mi si passi la pedestre espressione, come il cavolo a merenda – il giornalista pone una domanda del tutto assurda: “Lei sa quanto tempo impiegherebbe un missile a raggiungere il Louvre partendo da Mosca?”.

E dico assurda per due motivi: per un verso, perché, per saperlo, bisognava essere un militare addetto a lanciare i missili o un ingegnere esperto del settore, mentre il politico russo non era né l’una cosa e neppure l’altra; per altro verso, perché la domanda veniva “sparata” davvero come un missile, senza alcuna connessione con il........

© L'Opinione delle Libertà


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