C’è un tempo per ogni cosa
L’espressione è tratta dagli scritti sapienziali dell’Antico Testamento a cui, in particolare, il mondo occidentale riserva una scialba attenzione. È il caso del conflitto russo-ucraino, in corso da trentadue mesi, dove la sprovvedutezza umana non avverte che, ormai, spira il vento del cambiamento. Naturalmente, molti ma non tutti, politici e promotori di ambedue gli schieramenti, artefici del disastro, pur comprendendo il mutamento, per le più svariate ragioni, sono costretti a fingere e sperare che il vento si risolva in bonaccia, ma come spesso accade nei processi storici in pochi avvertono la gravità delle situazioni. Nell’ultima settimana avendo avuto l’opportunità di colloquiare con conoscenti di veccia data, tra loro sconosciuti, residenti l’uno nei dintorni di Leopoli, l’altro in un sobborgo di Kiev, abbiamo, metaforicamente, toccato con mano il disastro economico-finanziario, urbanistico-strutturale, il turbamento psichico, morale, e la disfunzione cognitiva sul futuro, in un quadro complessivamente di estrema depressione. Eziologia e cause?
Un incomprensibile conflitto con prospettive di vittoria certa, di fatto, sull’orlo di un disastro. Con questa esposizione entreremo, sicuramente e con la malizia di tanti, nel registro dei filorussi, un registro a doppio indice in cui si potrebbero includere anche i sostenitori politici, i fornitori di armi, i finanziatori a vario titolo, i ciarlieri su una presunta amicizia con il popolo ucraino. A........
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