La strana maggioranza di centrodestra
Giulio Andreotti, riferendosi ad una sua criticata presidenza del Consiglio, sbottò: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. L’andazzo del tirare a campare è diventato, da molti lustri, la filosofia politica non di questo o quel Governo, bensì dell’intero sistema italiano, che sembra colpito da una sorta di tisi sociale. Lo stentato sviluppo, senza vigore, che affligge l’Italia, pare ormai endemico. La maggioranza di centrodestra, pur gravata dalla pesante eredità dei Governi precedenti, i cui eredi dovrebbero star zitti almeno per pudore, sorprendentemente segue alquanto le orme dei predecessori, non nel senso che fa le stesse cose (fa anche questo), ma nel senso che non fa le cose che pure le altre maggioranze avrebbero dovuto fare e non hanno fatto. In politica, lo sappiamo bene, è impossibile accettare l’eredità con il beneficio d’inventario. Il realismo impone di accollarsi il lascito completo, passività e attività, trasmesso nella gestione del Paese e di provare, a fatti non a parole, che i vizi denunciati dal banco dell’opposizione continuano ad essere vizi pure se rivendicati come virtù dalla poltrona di Governo.
La maggioranza di centrodestra è stata stabilita dagli elettori. È la democrazia. Ma quale sia la piattaforma politica della maggioranza, al di là della “weltanschauung” (esagerando: concezione della vita e visione del mondo) dei tre maggiori partiti che la compongono e delle cose che si dicono nel discorso programmatico d’insediamento, non è affatto così sicuro, ad eccezione di tre obiettivi dichiarati e riaffermati ad ogni piè sospinto: elezione diretta del capo di Governo, regionalismo........© L'Opinione delle Libertà
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