Il vizietto dello scrittore, tra vittimismo e affarismo
Gli scrittori di successo? Ricchi e incompresi. Oggi, scrivere è un affare, per autori ed editori. Nel senso che, da almeno 20 anni a questa parte, ci sono miliardi di scrittori potenziali (tutti gli utenti dei social network, infatti, si credono tali), e quelli che hanno fiducia fino in fondo su se stessi si pubblicano da soli (vedi il caso del generale Roberto Vannacci, più unico che raro). Così, dietro questo planetario “fai-da-te” autorale, è nata una vera e propria industria di piccoli editori che non rischia nulla in proprio, ma si limita a pubblicare a pagamento testi ed e-book di sconosciuti, che debbono provvedere in proprio alla distribuzione delle copie contingentate, o assumersi un ulteriore, gravoso onere, per la relativa promozione. Ne deriva, come conseguenza immediata, che sono pochissimi quegli scrittori fortunati a vivere di scrittura e pagati per scrivere, beneficiando di contratti decenti con case editrici avviate, che vantano una certa solidità industriale nel campo della stampa e della distribuzione. Questo perché, in pratica, il nome famoso fa vendere qualunque cosa scriva, dato che anche un insuccesso nella promozione di un determinato titolo copre, comunque, per copie vendute, i costi vivi di edizione. Ora, come sempre, per dieci che ce la fanno, altre migliaia bussano alla porta della fama con tutta la forza della disperazione. Al contrario quindi dei peones, gli scrittori famosi possono permettersi tanti capricci che, quasi sempre, vengono........
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