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Russia: l’ombra di Aleksei Navalny ricade sui giornalisti russi

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24.06.2024

Le sempre più complesse dinamiche belliche che stanno impegnando lo Zar Vladimir Putin, si mescolano con una politica estera geostrategicamente banale – vedi i rapporti con il presidente nordcoreano Kim Jong-un – e una politica interna che mira a un controllo della società sempre più integrale e asfissiante. Ventiquattro anni di dominio del Cremlino intervallati da una presidenza funzionale, quella di Dmitrij Medvedev, dal 2008 al 2012, hanno delineato la figura di quello che fino al 2000 veniva considerato un “mediocre agente del Kgb”, ma che da oltre due anni rappresenta un fattore geopoliticamente destabilizzante, con un orizzonte difficile da definire. Dopo il 24 febbraio del 2022 Putin ha strutturato un sistema alternativo della gestione geostrategica dei rapporti internazionali; un sistema alternativo che, in realtà, si allinea con la maggioranza dei sistemi statali, organizzati o meno, del Pianeta. Questa modalità si scontra con l’approccio socio-politico di quella nicchia sociologica chiamata “occidentale”, una peculiarità circoscritta, ma con una auto-considerazione decisamente egocentrica e che oggi lentamente sta riparametrandosi sul reale peso internazionale.

Così, negli ultimi mesi, Putin oltre a legarsi a contesti nazionali geopoliticamente emarginati, ma sempre nel quadro del robusto sistema Brics , ha ritenuto necessario aumentare la pressione sui giornalisti e sui media, sia indipendenti che esteri, che operano in Russia. In questo contesto di repressione della informazione,........

© L'Opinione delle Libertà


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