Iran: quale equilibrio dopo la morte di Raisi?
Il sessantatreenne presidente iraniano l’Ayatollah Ebrahim Raisi è stato vice guida dell’Iran dal 2021; sempre vestito con il suo turbante nero e con il mantello religioso, in piena difficoltà sia interna che esterna al Paese, impersonava l’ultra-conservatorismo e soprattutto era un forte sostenitore del Nuovo ordine mondiale, oggi rappresentato dal Gruppo Brics di cui l’Iran fa parte dal gennaio 2024.
Ma troppi anelli del regime stanno allentandosi sotto la pressione di una politica estera basata sull’egocentrismo a tutti i costi, e sotto il suicidio sociale che sta flagellando il Paese. Comunque, subito dopo l’annuncio del decesso del presidente, importanti segni di solidarietà sono stati espressi al Governo degli Ayatollah sia da parte dei tradizionali alleati dell’Iran, collocati all’interno “dell’asse della resistenza” in opposizione a Israele, sia dal mondo sunnita tradizionalmente avversario dello sciismo iraniano. Al momento, il Governo della Repubblica islamica si è chiuso in un protettivo isolamento, che non prevede variazioni nella politica estera e nella regione. Quindi, abbiamo un proseguimento del sostegno ad Hamas e ai suoi alleati sciiti: gli Hezbollah in Libano, gli Houti in Yemen e le milizie sciite in Siria e Iraq.
Ai fuochi di artificio lanciati dagli iraniani oppositori del carnefice regime al momento della comunicazione della morte del presidente, sono seguiti poco sentiti messaggi di solidarietà da parte dei sunniti Mohammed Bin Zayed, presidente degli........
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