I fucilieri africani di Putin sul fronte ucraino
Che la guerra innescata da Vladimir Putin stia assorbendo enormi risorse alla Russia è cosa nota. Trascurando le inutili sanzioni internazionali che se avessero funzionato minimamente oggi la Russia sarebbe al collasso, certamente il lungo sforzo militare sta spremendo le risorse strategiche e umane, ricordando che ancora oggi, nonostante gli “armamenti intelligenti”, le “battaglie si fanno con gli scarponi”, cioè con gli uomini. Da qui la necessità di approvvigionare il fronte con sempre nuove reclute. Va ricordato che da varie fonti, anche della Bbc, risulta che i combattenti russi deceduti sono oltre duecentomila, ma altre stime parlano di cinquecentomila, anche a causa dei molti dispersi o “dissolti” nei bombardamenti, oltre centinaia di migliaia di feriti. Inoltre di questi circa il 20 per cento, erano volontari; i prigionieri deceduti, arruolati in cambio della grazia, rappresentano anche essi quasi il venti per cento dei decessi accertati; i mobilitati, cioè i cittadini obbligati ad andare al fronte, rappresentano almeno il 14 per cento dei morti. Poi vi sono i miliziani dove confluiscono i mercenari, sia Wagner che gruppi collaterali ai combattenti ceceni, morti nelle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk, occupate dai russi, dove è più complesso rilevare sia la loro identità che i decessi. Sempre queste fonti rivelano che settimanalmente i morti russi nel gruppo dei volontari tocca un minimo di cento, ma in alcune settimane il numero è arrivato anche a superare abbondantemente i trecento.
La carneficina (considerando che anche........
© L'Opinione delle Libertà
visit website