menu_open Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close

Taccuino Liberale #64

3 2
previous day

La recente scomparsa del proprietario dell’Acqua Sant’Anna e le diverse testimonianze sulla sua figura imprenditoriale, che si possono leggere sui principali media, ripropongono l’annosa questione dei salari bassi e del costo aziendale del lavoro, che in Italia è particolarmente gravoso, sia economicamente che burocraticamente. Bertone avrebbe dichiarato che in Italia è impossibile innalzare i salari, troppa burocrazia (sindacale) e troppo oneroso per l’azienda.

Il costo aziendale del personale è una delle voci più preoccupanti per chi fa azienda, perché a differenza di quello che pensano ancora i sindacati, e forse alcuni loro iscritti e lavoratori, il salario non è una variabile indipendente. Alcune voci di remunerazione dovrebbero essere legate al merito e alla capacità di produrre valore per l’azienda (così come chi produce disvalore o fa errori, arrecando danni all’azienda, non può essere uguale, e quindi essere trattato economicamente come quello che non ne fa). 

In Italia queste idee hanno determinato una situazione patologica, per cui tante aziende se ne sono andate dall’Italia, e quelle sono state costrette a rimanere, non riescono a crescere o a innovare, anche per questo motivo. Chiaramente questo discorso vale soprattutto per quelle aziende che stanno davvero sul mercato, e non sono in un rapporto stretto e correlato con la Pubblica amministrazione, perché in quel caso le logiche diventano non dissimili a quelle ministeriali, e assunzioni e premialità rispondono a sistemi organizzativi non dissimili a quelli pubblici. 

Le richieste di questa fetta di imprenditoria (di mercato) che è la spina dorsale di questo Paese, ossia di una minore onerosità del costo del lavoro, e di una sburocratizzazione (leggasi sottrazione dal potere esercitato dai sindacati che spesso fanno più i propri interessi di organizzazione che dei singoli lavoratori) delle procedure di gestione del personale e di assegnazione degli incentivi, andrebbero accolte dal governo, il quale purtroppo, dovendo ancora gestire le scellerate scelte economiche fatte nella precedente intera legislatura ed i suoi governi, ora che stanno finendo i soldi del Pnrr e che la sbornia del superbonus sta facendo ridurre la bolla in campo edilizio, ha le mani abbastanza legate, a meno di non decidere per una ricetta lacrime e sangue nei riguardi della burocrazia, delle spese inutili o improduttive, ma voi ce lo vedete un tacchino che è felice per l’arrivo della Festa del Ringraziamento?

La risposta, la via, la ricetta è solo questa, altro che patrimoniale, come invoca il segretario generale della Cgil e appresso la segretaria del Pd, che........

© L'Opinione delle Libertà