Taccuino Liberale #13
Si era già scritto di alcune storture del sistema fiscale, ma data la proliferazione di articoli sul tema, segno che il dibattito comincia a dare i suoi frutti, occorre indirizzare l’attenzione, di nuovo, ad alcuni indici economici che diventano indici di libertà, che ci identificano sempre più come sudditi di un potere pubblico bramoso di sempre maggiori risorse per garantire coesione e democrazia, ma sembra offrire, invece, solo schiavitù fiscale e tributaria.
Non passa ormai settimana in cui non vengono pubblicati dati sulla ripartizione del carico fiscale sui contribuenti in Italia.
Anche il Corriere titola “Irpef ingiusta, chi guadagna dai 55 mila euro in su paga il 42 per cento del gettito fiscale (ecco perché non riceve nulla in cambio)” e ci informa che “l’86,33 per cento di tutte le imposte dirette va a beneficio dei redditi fino 20 mila euro e, in parte, dei dichiaranti tra 20 e 29 mila euro. Brambilla, presidente del centro studi di Itinerari previdenziali ha dichiarato: Economia sommersa ed evasione incidono sulla quota di chi è a basso reddito”.
Se ne può dedurre una cosa sola: a differenza della narrazione mainstream, appannaggio di una retorica di sinistra che sembra non trovare argine in alcun modo, chi si avvantaggerebbe dall’evasione potrebbe essere quel gran coro di numerosi contribuenti che approfittano di un welfare molto generoso a fronte di una contribuzione minima o addirittura inesistente, e invocano la forca per gli evasori. Ha quindi molto più interesse ad apparire povero o semi povero chi poi beneficia di tanta assistenza, in luogo di chi ha aliquote così alte prive di ritorno di alcun tipo.
Un ulteriore spunto di riflessione ce lo offre lo spot antievasione che dovrebbe a breve essere il protagonista di una campagna di comunicazione istituzionale, che invece vuole rappresentare l’evasore tipo come quello che pasteggia con cibi prelibati pagati dagli altri. Un ladro, in buona sostanza. Ladro perché ruberebbe a chi si aspetta quei soldi per poter vivere.
Non sappiamo quale sia stato l’input del committente per la realizzazione del messaggio di comunicazione, ma i dati, quelli veri, sembrano........
© L'Opinione delle Libertà
visit website