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Libertà (d’informazione) va cercando, ch’è sì cara

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26.07.2024

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è un faro di certezze nelle nostre vite. Nel senso che essere faziosi, parteggiare per una parte politica non mancando di colpire l’altra in ogni occasione possibile, mostrare sospetto tempismo nel dispensare ammonimenti ex cathedra, testimoniano oltre ogni ragionevole dubbio come si possa rivestire legittimamente la funzione arbitrale che la collocazione sullo scranno più alto delle istituzioni repubblicane gli assegna e, al tempo stesso, essere un politico “politicante”. Il Capo non si smentisce mai e le sue invettive contribuiscono a tenere effervescente la nostra pressione arteriosa, che non è un dramma in un periodo di estrema calura dove il rischio collasso è sempre in agguato. L’ultimo episodio che ci ha fatto schizzare il sangue al cervello? Il discorso sulla libertà d’informazione pronunciato l’altro giorno alla presenza delle rappresentanze dei giornalisti in occasione della cerimonia al Quirinale della consegna del ventaglio. Stavolta più che il contenuto è stato il tempismo a meritare particolare attenzione. Queste le esatte parole del Capo dello Stato: “Ogni atto rivolto contro la libera informazione diventa un gesto eversivo dei confronti della Repubblica”. Come non essere d’accordo?

Tuttavia, il nesso con l’aggressione al cronista de La Stampa di Torino per mano di due brutti ceffi iscritti a CasaPound è evidente. Da qui la domanda: se è vero – ed è vero – che ogni attentato alla libera informazione costituisca un atto eversivo, perché mai le stesse parole non sono state pronunciate con altrettanta solennità – o non sono state pronunciate affatto – quando lo scorso maggio alcune giornaliste Rai, che non avevano aderito allo sciopero proclamato dall’Usigrai, il sindacato dei giornalisti dell’emittente radiotelevisiva pubblica, sono state aggredite e pesantemente insultate? In particolare, la conduttrice del Tg1, Laura Chimenti, è stata fatta oggetto sui social di minacce di morte? Dov’era il Presidente della Repubblica quando venerdì 5 aprile 2024 i “pacifici” militanti di un collettivo bolognese, radunati fuori del Tribunale della città felsinea per protestare contro l’arresto di un loro sodale, hanno circondato e minacciato con........

© L'Opinione delle Libertà


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