Il ricordo di don Sandro Dordi: «Ho paura, ma devo celebrare Messa»
IL RICORDO. Il reporter Fornoni ricorda il sacerdote seriano, ucciso in Perù da Sendero Luminoso nel 1991. Non volle abbandonare la sua gente nei villaggi, nemmeno dopo le minacce. Dieci anni fa la beatificazione.
C’erano più di 20mila persone il 5 dicembre 2015 nello stadio di Chimbote, nel nord del Perù, a 400 chilometri da Lima. Ma l’occasione non era sportiva. Una moltitudine di fedeli si era raccolta in quel luogo per celebrare la beatificazione di un sacerdote italiano adottato dal popolo del Perù come un padre e un fratello: Alessandro Dordi, «don Sandro». È stato ucciso dai killer di Sendero Luminoso il 25 agosto 1991 su una strada sterrata tra Vinzos e Santa. Nello stadio di Chimbote si è celebrata solennemente la sua beatificazione, chiesta a gran voce dalla sua gente fin dal giorno della sua barbara uccisione. Con lui sono diventati Beati, per intervento diretto di Papa Francesco, anche due sacerdoti polacchi uccisi qualche giorno prima, il 9 agosto di quello stesso anno.
Ero presente anch’io quando il cardinale Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, inviato dal Papa a celebrare la cerimonia, ha ricordato la figura di don Sandro, partito da Gromo San Marino, una frazione del comune di Gandellino, nell’alta Val Seriana. Erano presenti anche l’ambasciatore italiano in Perù, il sindaco di Gandellino, il fratello Alcide e tre nipoti, oltre a qualche amico. C’era il Vescovo di Bergamo, monsignor Beschi, c’erano decine di altri vescovi, tra cui il futuro Papa Francis Prevost, e centinaia di sacerdoti in rappresentanza di tutto il continente sudamericano.
Il momento più toccante e centrale, nello stadio di Chimbote, è stata la lettura della lettera in latino che Papa Francesco aveva consegnato al Cardinal Amato, suo delegato alla........





















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