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Marianna, sparita a 18 anni dal 2013: il mistero della giovane cuoca scomparsa andando dal fidanzato

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Ogni inchiesta chiusa senza esito su una persona scomparsa lascia un punto interrogativo. Ci sono migliaia di punti interrogativi di questo tipo, quesiti che non lasciano scampo alle famiglie che li vivono. Chissà se esiste un modo per cancellarli tutti, per portare alla luce la verità. In questo mondo, a quanto pare, no. Restano solo gli appelli senza fine, i volontari delle associazioni che lottano perché nessuno venga dimenticato, e la speranza. La mamma di Angela Celentano, la bimba di tre anni scomparsa il 10 agosto 1996 sul Monte Faito, a Vico Equense, ha scritto: «“Ma non vi viene in mente che possa essere morta?” mi hanno chiesto tante volte, senza pudore. “No, mai”, ho sempre risposto di slancio, e lo credo davvero».

Quando i familiari di Marianna Cendron, la cameriera di Paese originaria della Bulgaria (Sumen) adottata da piccolina col fratello e sparita a diciott’anni il 27 febbraio del 2013 dopo il turno di lavoro al Golf Club di Castefranco, ripensano alla loro ragazza, cosa che si ripete ogni giorno, rivedono il suo viso pulito e i suoi occhi onesti.

Sanno che è capitato di litigare, di alzare la voce a tavola, non filtrare i pensieri più appuntiti. Ma questo succede in tutte le famiglie perbene e passa in secondo piano. Adesso i pranzi in casa Cendron a volte si svolgono in un silenzio che contiene tutte le voci, a partire a da quella di Marianna.

Porta la data del 12 settembre 2018 il decreto firmato dal giudice di Treviso Bruno Casciarri che dispone l’archiviazione del procedimento a carico di ignoti per sequestro di persona, avviato alcuni anni prima per far luce sulla scomparsa di Marianna. Il magistrato rappresenta che «all’esito delle indagini disposte dal Gip a seguito della seconda opposizione all’archiviazione depositata dal pm in data 12 febbraio 2018, i genitori di Marianna Cendron, scomparsa la sera del 27 febbraio 2013 dopo essere uscita dal lavoro, il Golf Club di Castelfranco, hanno presentato una nuova opposizione».

«Si tratta di un atto estremamente analitico», riconosce il giudice, «che ripercorre l’iter delle indagini ed evidenzia le contraddizioni sia intrinseche che estrinseche che diacroniche, le imprecisioni ed omissioni nelle plurime versioni dei fatti rese dal vicino e dal fidanzato di Marianna. Il petitum è dato dalla richiesta di iscrizione dei nominativi di quest’ultimi nel registro degli indagati e in ulteriori attività di indagine». Però, conclude il magistrato, «l’opposizione non può trovare accoglimento. La sussistenza delle aporie evidenziate dalla difesa non basta a integrare il presupposto richiesto dall’articolo 315 c.p.p. per l’iscrizione nell’apposito registro di una determinata notitia criminis a carico di un determinato soggetto, non bastando, come nel caso di specie, meri sospetti, ma necessitando specifici elementi indiziari (Cfr. Cass. Sez. I sentenza nr. 34637 del 22-1-2013, rv 257120). La richiesta di indagini suppletive si sostanzia nella ripetizione di atti di indagine già più volte assunti, ovvero procedere a Sit (sommarie informazioni testimoniali) o interrogatorio del vicino, del fidanzato e del dj conoscente del vicino per chiedere loro conto ancora una volta delle precedenti e nuove (rispetto ai verbali del 7 e 16 novembre 2017) contraddizioni».

«Tali atti», sostiene il magistrato, «in assenza di elementi probatori genuinamente nuovi, non possono che rendere ancora più incerta la ricostruzione della dolorosa vicenda della scomparsa della giovane Marianna Cendron, moltiplicando le versioni dei fatti senza termini obbiettivi di verifica. Allo stato non vi sono le ragionevoli condizioni per proseguire nelle richieste delle indagini, che potranno essere in ogni tempo riaperte a norma dell’articolo 414 cpp all’emergere dell’esigenza di nuove investigazioni».

La norma citata dal giudice alla fine del dispositivo è quella che prevede la possibilità che, dopo il provvedimento di archiviazione, il giudice autorizzi con decreto motivato la riapertura delle indagini su richiesta del pubblico ministero “motivata dalla esigenza di nuove investigazioni”.

Insomma, la partita non è ancora chiusa e non lo sarà mai, finché la verità non verrà a galla, in un modo o nell’altro. Certo, la vicenda, oltre che “dolorosa” come definita dal magistrato, secondo i familiari di Marianna è anche una vicenda che era cominciata nel peggiore dei modi.

Perché fin dalla prima opposizione alla richiesta di archiviazione, presentata in qualità di persone offese da Emilia Michielin, Pierfrancesco Cendron e Giorgio Cendron, e firmata dall’avvocato Stefano Tigani l’11 dicembre 2015, si denuncia uno dei punti deboli dell’intera indagine, «indagine giunta a questo paradossale epilogo, innanzi tutto, perché scaturita da un presupposto investigativo affrettato ed erroneo, vale a dire il convincimento iniziale dei carabinieri che Marianna se ne fosse andata volontariamente. La conseguenza di tale deduzione è stata che le ricerche, contrariamente a quanto dovrebbe essere, sono partite a dieci giorni di distanza dalla scomparsa».

Nelle settimane scorse, intanto, di Marianna Cendron è stata dichiarata la morte presunta: inevitabile, dopo oltre dieci anni di silenzio assoluto. E, pochi giorni fa, un commovente post su Facebook di papà Pierfrancesco che fa gli auguri a Mary per i suoi 30 anni: “Tienimi con te, ovunque tu sia”.

Mercoledì 27 febbraio 2013 è una data importante per il nostro Paese. È il giorno dell’ultima udienza generale di Papa Benedetto XVI, il cui pontificato, dopo la rinuncia annunciata a sorpresa l’11 febbraio, cessa ufficialmente il giorno dopo, cioè il 28, per lasciar posto al conclave che eleggerà Papa Francesco. La Chiesa Cattolica, da due settimane, è sotto shock.

È anche il giorno in cui si tirano le somme delle elezioni politiche svoltesi domenica e lunedì, che hanno decretato un sostanziale pareggio tra le coalizioni di centrodestra e centrosinistra, facendo subito tramontare l’ipotesi di un governo guidato da Pierluigi Bersani, leader del partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, per dare poi vita, a primavera inoltrata, all’esecutivo “di larghe intese” guidato da Enrico Letta.

È una data importante anche per la giovane Marianna, una svolta decisiva per la sua vita, e per la vita di chi le vuole bene. Una data che non si dimentica. Chissà se lei ne è consapevole, quel giorno. Forse crede di affrontare una giornata come tante altre, oppure è determinata ad attuare un piano a lungo premeditato, o invece non si immagina affatto il destino di finire vittima di un disegno criminale o di un tranello del destino. Quel giorno Marianna si sarebbe svegliata un po’ meno in forma del solito.

Lo lascia intendere il vicino di casa che la ospita. L’operaio spiegherà di essersi alzato verso le 6, di essere andato in bagno, di aver preparato la colazione per entrambi, di aver informato Marianna, ancora a letto ma già sveglia, che stava piovendo. A questo punto il vicino si offre di accompagnarla e lei accetta, ma prima, a colazione, non tocca cibo.

L’operaio racconterà poi di averla vista “di un brutto colorito, pallida, giallastra” il mattino di quel 27 febbraio, di essersene preoccupato, di averle anche chiesto se aveva la febbre, ma di aver preferito non insistere. Come aveva fatto altre volte, quindi, il vicino la accompagna alla fermata della corriera numero 6 in auto, fa freddo e pioviggina. Per la verità, chiamato a ricostruire questi ultimi istanti vissuti insieme alla ragazza, l’operaio fornisce in tempi diversi versioni parzialmente differenti.

Ai primi di marzo del 2013, per tre volte, sostiene di aver accompagnato Marianna al bus che la conduceva al lavoro e di averla vista personalmente salire in corriera a Paese.

Sentito di nuovo sul punto il 27 settembre del 2013, anche perché alla trasmissione “Chi l’ha visto?” aveva nel frattempo riferito di aver accompagnato Marianna direttamente a Castelfranco in macchina perché pioveva, precisa: «Non sono in grado di dire se sia salita o meno sulla corriera. Una cosa è certa: io l’ho accompagnata alla fermata. Non ho potuto vedere se Marianna sia salita o meno sul mezzo, perché con la mia macchina mi sono allontanato». In ogni caso, la corriera parte da Paese alle 7 e 8 minuti.

Quella è l’ultima volta, sostiene il vicino, che gli capita di vedere Marianna. E il 7 novembre successivo spiegherà ai carabinieri che era successa una cosa insolita, nel momento in cui la ragazza era scesa dall’auto: aveva portato con sé, oltre al solito zainetto celeste, anche una borsa di carta da shopping, cosa che non aveva mai fatto prima.

La borsa conteneva i trucchi, lo spazzolino da denti e altri effetti personali. Circostanza che non sembra poi così strana, considerando che aveva il piano di passare la notte dal fidanzato. È vestita un po’ leggera, la diciottenne, per quella giornata fredda, otto gradi temperatura di massima, con il cielo color seppia come certe vecchie foto: un giubbotto bianco grande per il suo metro e sessanta, dei leggins neri, un berretto di lana lilla. «A domani sera», il saluto della ragazza all’operaio che la........

© Il Mattino di Padova