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Il referendum ridà la palla ai corpi intermedi

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09.06.2025

Anche questo referendum, tutto giocato sulla speranza di paure per il posto di lavoro e di ostilità per il governo, è fallito in partenza. Sarà interessante analizzare bene la distribuzione territoriale dei partecipanti. A una prima lettura, avrebbe funzionato di più la seconda motivazione, presente tra le borghesie urbane. Molto meno la prima, dato l’insediamento dei lavoratori dipendenti privati nelle periferie e nelle piccole comunità. Insensibilità ai temi del lavoro? Difficile, dati i grandi cambiamenti in corso e ancor più quelli prospettici. Anzi, proprio la loro novità sollecita le risposte nuove di chi, come la Cisl, chiede politiche per la formazione di qualità e modsalità partecipative dei lavoratori ai percorsi delle imprese. A partire dallo stretto collegamento tra risultati aziendali ed erogazioni aggiuntive rispetto al contratto nazionale, a sua volta da tempo “ridotto” al risarcimento ex post per le erosioni inflattive. E’ significativa l’entrata in vigore della legge sulla partecipazione nel giorno successivo all’esito referendario. Non si tratta solo di una contrapposizione culturale tra conflitto e collaborazione. Ha il riscontro concreto di voler far crescere le retribuzioni dovunque si è creata ricchezza, dopo che si è prodotta. Il collegamento tra salari e produttività (semplicemente intesa) è l’unico modo per far crescere la massa salariale. Oltre, ovviamente, all’aumento degli occupati. Ora potrebbe anzi prodursi una coalizione di scopo per chiedere al governo di concentrare le risorse disponibili sulla tassazione piatta e........

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