Meloni-Schlein, un teatrino di guerra. Anche no
No, mi rifiuto di usare le parole “mazzata” e “randellata” (con tutte le sue varianti, fino al delizioso “sportellata”), non parliamo del vecchio “asfaltato” che regge ormai da anni, con la sua corte semantica di “resa dei conti”, “ko”, “inchiodato” (e non è ancora quotato, ma potrebbe darci delle sorprese, l’antico “manganellato”, che peraltro ha tutta una sua storia) (come direbbe l’amico Tolkien, “le matrici profonde non gelano”). Leggere, oggi, i resoconti del “question time” con domanda, risposta e replica tra la segretaria del Pd Elly Schlein e la premier Giorgia Meloni è sostanzialmente leggere una cronaca sportiva. Di un incontro di boxe, una partita di rugby o una sfida tra virtuosi delle arti marziali. Colorita talora con ampio ricorso a psicologismi da rotocalco e analisi da etologi della panchina accanto.
E’ importante cosa si sono dette? Non troppo. L’importante è il punteggio dei singoli round, la conta dei colpi sopra o sotto la cintura, la capacità di incassare e la velocità nel restituire. E la chiamavano la “nobile arte”, la politica. O forse era la boxe, non ricordo.
Ma una cosa resta invariabile e invariata: al pubblico piace sempre il rumore della botta e la vista del sangue. E pure se la politica, mi sembra di ricordare, era stata inventata proprio per proseguire quella lotta con altri mezzi, forse siamo in fase di regressione – si sa, i corsi e ricorsi… - e pure da parecchio tempo. E il giornalismo, dal canto suo in lotta con l’ “informazione” parallela e selvaggia di social e rete, s’adegua: m’aspetto, tra poco, di leggere una cronaca parlamentare – o comunque politica, che in Parlamento ormai avviene pochino, e siano sempre lodati i question time – tutta di “sbam”, “crash”, “boom”, “splat”.
Ovviamente, i media schierati (cioè quasi tutti) oggi contano diversamente i punti, con interessanti........
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