Musk, Medvedev e l’Europa nel mirino: perché un tweet svela una fragilità e una necessità
Una schermata, un tweet, un “Exactly”. A volte basta così poco per sintetizzare la pressione che oggi grava sul progetto europeo. Nel messaggio di Elon Musk — l’idea di dissolvere l’Unione Europea restituendo la sovranità ai singoli Stati — e nel compiacimento immediato dell’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, si legge un obiettivo condiviso: un’Europa fragile, divisibile, indebolita. Non è solo un episodio digitale. È la spia di un clima culturale in cui l’Europa viene raccontata come un fallimento, spesso proprio da chi trae vantaggio dalla sua disgregazione.
Da anni si alimenta una rappresentazione distorta dell’UE: un apparato burocratico, lontano, inefficiente.
Eppure, è stata proprio l’Unione a trasformare in profondità le nostre società, così radicalmente che spesso non riconosciamo più la portata delle conquiste ottenute.
L’UE ha garantito il più lungo periodo di pace della storia europea; la libera circolazione delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali; una moneta unica stabile, che ha consolidato scambi e investimenti; standard ambientali, sanitari e sociali che sono oggi riferimento internazionale; la tutela dei diritti fondamentali attraverso corti e norme condivise; la mobilità studentesca e scientifica, che ha formato una generazione europea; la regolazione bancaria che ha evitato il collasso del 2008; l’avanzamento delle politiche culturali, tra cui l’adozione e la diffusione della Convenzione di Faro, che riconosce il patrimonio culturale come diritto dei cittadini e come risorsa per la democrazia, la partecipazione e la coesione sociale.
È difficile immaginare sistemi nazionali che da soli avrebbero potuto generare risultati di tale portata. L’integrazione europea ha reso ordinarie cose che fino a qualche decennio fa sembravano irraggiungibili.
Mentre una parte del dibattito descrive l’Europa come un progetto in declino, la realtà indica altrove l’epicentro della crisi. Il vero terremoto istituzionale non è a Bruxelles: è oltreoceano.
Gli Stati Uniti stanno affrontando una stagione di instabilità democratica: polarizzazione aggressiva, personalizzazione estrema del potere, logiche politiche che sembrano privilegiare lo scontro all’istituzione, la transazione al bene comune.
Una superpotenza fondata sul diritto rischia di trasformarsi in una grande azienda governata secondo impulsi immediati. In questo........





















Toi Staff
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