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Stare sempre dentro il gioco. La lezione di Carlos Alcaraz e Jannik Sinner

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09.06.2025

Lo sport appassiona per la sua capacità di proporre duelli sino all'ultimo respiro tra due atleti. Fra i più importanti e ricordati troviamo le sfide nel ciclismo tra Fausto Coppi e Gino Bartali o Eddie Merckx e Felice Gimondi, nelle moto quelle fra Max Biaggi e Valentino Rossi, e nel tennis Rafa Nadal e Roger Federer a cui si aggiunse Novak Djokovic. Noi spettatori siamo attratti da questi duelli per la semplice ragione che non ne conosciamo l'esito. Si dice "vinca il migliore" sarebbe più vero dire invece "vinca chi oggi sarà il migliore". Non si vince una volta per tutte, ma ogni volta si ripete la stessa situazione come nel libro di Joseph Conrad "Il duello" e riproposto da Ridley Scott nel film "I duellanti" che narra la storia di due uomini che durante le guerre napoleoniche si rincorrono per soddisfare un senso di rivalsa personale. Nello sport questo stato d'animo viene sublimato attraverso la ricerca del dominio sull'avversario raggiunto attraverso il confronto pubblico tra due avversari regolamentato in modo preciso e con un/a giudice di gara che vigila sul rispetto di questo codice sportivo. Ieri abbiamo assistito a uno di questi confronti storici fra due tennisti di livello assoluto, giovani, i primi due del ranking mondiale che rappresentano il presente ma soprattutto il tennis dei prossimi 10 anni. 

Jannik Sinner e Carlos Alcaraz hanno dato vita a un match storico per una serie di ragioni. La durata più lunga di una finale del Roland Garros, 5 ore e 29 minuti. Questi numeri non rappresentano solo un dato per gli amanti della statistica ma stanno........

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